Jinjer – Micro EP (2019)

Recensisco questo EP perché sembra che gli ucraini Jinjer siano presenti un po’ ovunque. Bravi? Campagna mediatica enorme? Pompati?
Quello che so è che sono attivi dal 2009 e hanno fatto uscire tre LP e tre EP, fra cui questo Micro. Disco che doveva uscire, visto che non potevano restare silenziosi dopo tutto il clamore e i concerti fatti.
Ma vale la pena di sentirlo?
A me, la band, continua a non dire proprio niente. Zero. Non mi trasmette nessuna sensazione, niente che mi faccia dire “fanno cagare il cazzo” o “sono promettenti”. Ma forse sono io che non riesco a capire un gruppo che, in fin dei conti, dopo 10 anni di attività non ha ben trovato la sua direzione musicale.
Quanti elementi devono mescolare per poter riuscire ad esprimersi? E poi, chiedo, ma dimostrare di saper mischiare 1000 cose, significa essere bravi o solo confusi? Per gli ucraini, ahimé, vedo un po’ di confusione.
Metti insieme metalcore, nu-metal, qualche partitura djent, il death metal, il convincente growl della singer Tatiana (che poi passa, inevitabilmente, anche alle clean vocals, ben eseguite ad onor del vero) e, sono certo, mi sono anche dimenticato altre influenze (leggo su Wikipedia: si ispirano anche a R&B e hip-hop – in effetti qualcosa dell’inizio di Teacher, Teacher!…).
Capite anche voi che c’è troppo per avere una voce propria? Come quei comici che riescono ad imitare mille persone, a prendere spunto dalle pose di centinaia di attori e poi non sapresti che voce hanno in realtà.
Questo per me sono i JINJER: un gruppo che sa maneggiare tanti generi, tanti stili, ma che non ne ha uno realmente JINJER.

Con buona probabilità i JINJER piacciono a chi, il metallo pesante, ha incominciato a sentirlo di recente. Li capirei anche, ve lo garantisco: sono pesanti sì, ma mai eccessivamente. Sono “complessi”, ma “emozionali”. Hanno la cantante che sfrutta tutti i registri vocali. Posso capirlo, vi giuro. Ma non fanno per me, non riesco proprio a trovarci dentro un senso.
[Zeus]