Linkin Park – Hybrid Theory EP (1999)

Se bisogna trovare un termometro della crisi del metal sulla finire del 1999, basta guardare all’ascesa di gruppi come i Linkin Park e tutto il “fenomeno” nu metal. Ovvio, i precursori del genere, quelli che hanno mischiato estetiche hip hop/rap al metal erano già emersi, ad esempio i Korn, ma il processo di diluizione della ferocia del metal per rincorrere un trend come quello del nu metal e del passaggio in radio ha trovato combustibile proprio a partire dalla fine degli anni ’90. I grandi vecchi sono in crisi, spesso alle prese con una crisi di coscienza data dall’arrivo dei quarant’anni, di guadagni enormi o solo a causa dei colpi forniti dall’ormai defunto movimento grunge o dalle droghe, quindi le nuove leve hanno incominciato a farsi largo occupando settori ancora scoperti della contaminazione e/o delle possibilità radiofoniche. Il metal smette di essere pericoloso e incomincia a lasciare spazio ad un’apprezzamento più generale, ad essere usufruito fuori dal ghetto di giubbotti in pelle, catene e cristi invertiti. 
Il pubblico generalista, quello che ascolta i Linkin Park, è anche quello che spazia sull’AOR, sul rap o su altre proposte alternative che il mercato sta riversando, come un cazzo di ubriaco che sbocca, sugli ascoltatori. 
Quindi ecco i pattern elettronici, le ritmiche rap di Shinoda e le vocals “torturate” di Chester Bennington e un impianto musicale che definirlo metal è realmente fare un salto enorme. Per me, questo, non è metal, non è niente di assimilabile al metal e, sinceramente, anche poco avvicinabile al rock. Non rientreranno mai nei miei ascolti e continuo a preferire una canzone come Lethe dei Dark Tranquillity rispetto ad una In The End (non presente su questo EP, ma sul CD che uscirà un anno dopo). Lethe ha tutta un’altra portata emotiva. Lo so, sticazzi, ma c’è da sottolineare la cosa per far capire a chi arriva adesso al metallo che cosa significa venire investiti da un’ansia esistenziale mentre si ascolta una canzone. 
Non so cosa dire, questo genere di EP non è proprio il mio pane e secondo me non avrebbe mai dovuto essere associato al metal in nessun caso. Ma l’industria americana, pur di vendere, ti farebbe passare per oro anche la merda più puzzolente. 
Quindi ecco un po’ di merda catalogata come rock. Vi farà piacere sapere che grazie al supporto ricevuto e a quelle melodie zuccherose e i passaggi “iper-emotivi”, questa band ha avuto la possibilità di registrare anche un seguito e poi di continuare. 
Complimenti, veramente. Prendetevi le vostre responsabilità e non fate come alle elezioni che poi tutti dicono “io non l’ho votato” e il tizio al governo ha la maggioranza dei voti. 
Non fate gli stronzi e prendetevi delle responsabilità. 
[Zeus]

8 pensieri su “Linkin Park – Hybrid Theory EP (1999)

  1. Eccomi, presente! Mi prendo le mie responsabilità. Ho ascoltato i Linkin Park per diverso tempo e ancora oggi qualche canzone spunta dalla ricerca a random dal mio telefono. Apprezzato anche qualcosa dei Fort Minor. La mescolanza di generi, che da soli non riesco ad ascoltare, mi è garbata. Non ho però mai accostato i Linkin Park al metal. Le “etichette” di genere in musica sono parecchio soggettive.
    Per quanto tu conosca la mia difficoltà (e ignoranza) ad ascoltare il metal, è alquanto evidente che non si tratta di “metal” nemmeno da parte di una zia di trisavolo di cugino da parte di fava. Se per venderlo lo chiamano “nu metal” non mi sfiora minimamente, quanto mi fa uscire fuori dai gangheri chi mi propone una porzione striminzita di cibo e me lo spaccia per “fusion” e cucina per palati fini.
    Ciao Zeus, un carissimo saluto da Oste e Narciso.

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    1. Ciao redbavon!
      So benissimo che tu apprezzi i Linkin Park e mi ricordo anche un tuo post a tema. Quello che mi fa strano è la testardaggine nel voler inserire questo genere nel metal (o nu metal), da parte delle case discografiche. Ok, al tempo era un trend, ma non c’entrano niente con il metal e, semmai volessimo trovare qualcosa di più vicino all’estremo possibile, forse siamo nei dintorni di un rock melodico mischiato con mille altre cose.
      Il risultato può piacere (non sono fra quelli, ma qua, mea culpa, è colpa mia e dei miei gusti musicali), ma da metallaro li vedo come un pugno nei denti.
      Concordo sulla furia e la violenza che mi sale quando mi danno porzioni minuscole chiamandole “fusion” o “concettuali”. Quella cosa è contro l’umanità! 😀

      Salutami Oste e Narciso!! Non mi sono dimenticato di loro

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      1. Comprendo che da appassionato di “metal”, il mischione dei Linkin Park ti faccia accapponare la pelle come a me succede quando i “videogiochi” li chiamano “giochini”.
        Neanche Narciso e Oste si sono dimenticati di te. Torneranno. Torneranno. Sto nella fase di “vita propria” dei personaggi e delle storie. Stanno creando ogni giorno situazioni e storie. Un’idea o due ce le ho, devo solo buttarle giù, ma per ora sono nei moti convettivi sospesi sulla tastiera (una volta “sul foglio bianco”)

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      2. Esattamente, Linkin Park = metal è la stessa cosa come da te Videogiochi = giochini. Il rumore delle unghie sulla lavagna.

        Ottimo, sono contento. Tu tienimi informato del duo… sai che quella/quelle storia/e mi intrigano sempre e potrei riprendere la tastiera in mano (un tempo la penna) e tirar giù delle storie ad hoc proprio per Oste e Narciso.

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      3. Non mancherò e magari riuscissi a fare ritornare Zeus in taverna. Una tale amicizia divina è indispensabile in quel luogo dimenticato da altre divinità e frequentato da gente strana.

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