Witche’s Brew – Chronicles Of Electric Sorcery (2022)

Con estremo ritardo arriviamo anche a recensire Chronicles of Electric Sorcery dei nostrani Witche’s Brew. Ascoltare questo album mi ha fatto fare un bel viaggio nel passato, quando ancora stavo scoprendo la musica rock e hard rock, quindi ancora prima di approcciarmi seriamente al metal. L’hard rock dei Witche’s Brew sa di motociclette, olio motore, strade polverose e whisky bevuto direttamente dalla bottiglia. Siamo quindi sulle onde degli anni ’80, ma anche dei ’90, gli anni d’oro in cui spopolavano AerosmithSkid RowGuns N’ Roses e tutti quelli che ci volete aggiungere e che vi facevano sognare in quegli anni. 

Il rock di oggi, quando fatto bene, per quanto nostalgico o derivativo, ha ancora la sua fetta di pubblico e qualche spiraglio di riuscire a fare colpo anche sui più giovani, sempre pochi purtroppo, ma qualcuno indirizzato sulla retta via da genitori, zii, nonni c’è ancora. 

Attivi dal 2007 e giunti al quarto album in studio, i Witche’s Brew ci propongono con Chronicles of Electric Sorcery dieci brani energici, divertenti, con la chitarra sempre ben in evidenza, ritmi quadrati e ritornelli fatti per acchiappare il pubblico al volo. Niente di sconvolgente o rivoluzionario, ma sicuramente fatto con passione, cuore e tanta voglia di divertirsi. Il lavoro alla chitarra a opera di Mirko Witche Bosco è degno di nota, soprattutto per quanto riguarda i soli, che sono tanta roba (quello di Redneck Saloon mi è rimasto particolarmente impresso). Qualche brano meno coinvolgente c’è, ma nel complesso l’album scorre molto bene e intrattiene fino alla fine.

[Lenny Verga]