Kamra – Cerebral Alchemy (2022)

Oggi ci addentriamo nella scena slovena con i Kamra, band che ha già riscosso consensi con il precedente EP e con convincenti esibizioni live. Del metal sloveno conosco poco, nonostante abbia visto un certo numero di band emergenti sui palchi del Metal Camp, divenuto poi Metal Days, a cui ho presenziato per oltre una decina di anni nella bella ed accogliente Tolmin, ormai non più sede di uno dei migliori festival d’Europa. I Kamra sembrano essere tra le cose più interessanti in arrivo da quelle parti e il nuovo Cerebral Alchemy è qui per dimostrarlo. 

La band, avvolta dal mistero per quanto riguarda storia e membri, propone un black metal con qualche influenza death ma la prima cosa che mi hanno fatto venire in mente, in termine di paragoni, sono gli Emperor. I loro pezzi non sono immediati e semplici, sono elaborati e con sonorità particolari, con dissonanze volte a creare inquietudine. Ho riascoltato l’album diverse volte per cercare di venirne a capo, sforzo che comunque è valso la pena per cercare di capire una band che ha scelto una direzione e un modo di esprimersi. 

Cerebral Alchemy si apre con un prezzo strumentale, It Burns Without A Fire…, in realtà piuttosto ammaliante, per poi esprimersi in tutta la sua stranezza subito dopo con Death Eternal e non abbandonare più quella strada, fino alla lunga e complessa Colossal Blight, che non si risparmia con le parti acustiche ed evocative.

Oltre al black oscuro e brutale, i Kamra non disdegnano una certa teatralità e drammaticità che, almeno secondo me, deve qualcosa a King Diamond. Ci sono parti recitate, alcune tendenti al falsetto, che inizialmente lasciano l’ascoltatore interdetto ma che hanno un loro posto nel disegno complessivo una volta che lo si è percepito. Cerebral Alchemy non è un lavoro facilmente consigliabile, data la sua particolarità, ma se vi piacciono le cose inusuali, se vi piacciono le atmosfere rituali e inquietanti, potrebbe fare al caso vostro. 

[Lenny Verga]