Sarcator – Alkahest (2022)

Sarcator sono una band svedese di giovanissimi che sta strappando consensi ovunque nel nord Europa, ma non solo, e a sentire ciò che esce da questo Alkahest, secondo full lenght, non c’è da meravigliarsi. Il quartetto suona un bilanciassimo mix di black e thrash metal condito con una spruzzata di swedish death vecchio stampo. Il brano di apertura, Ascend, è un concentrato assalto sonoro di tre minuti, veloce e incazzato, con un gran tiro e in cui si inizia ad intravedere che la band ha parecchi assi nella manica.

Già dalla successiva Perdition’s Hand i tempi si allungano e le doti compositive si fanno più evidenti, così come quelle esecutive: il pezzo è articolato, ricco di elementi, con un gran lavoro di riffing e di assoli, e fa il paio con la seguente Grave Maggot Future. Si passa poi a qualcosa di più melodico con Dreameater che con il suo intro fatto di arpeggi e linee di basso in evidenza mi ha ricordato alcune cose dei Testament. Il pezzo alterna tempi medi e veloci e intermezzi strumentali con una naturalezza che non ci si accorge nemmeno che dura sette minuti e mezzo.

Alkahest è un album di cui veramente si potrebbe parlare di ogni canzone presa singolarmente per le particolarità e la cura dei dettagli, ma non è nostra abitudine farlo per non rubare troppo tempo e appesantire la recensione. Il mio consiglio è di fare vostro questo album perché è tra le cose migliori sentite negli ultimi tempi. Se i Sarcator continueranno su questa strada sentiremo spesso parlare di loro in futuro.

[Lenny Verga]