Downfall of Gods – Ziemia obiecana (2023)

Dei polacchi Dowfall of Gods mi ha attratto principalmente la copertina dell’EP d’esordio. Non potendo sentire il disco, ero seduto nella sala d’aspetto di un ufficio e non era certo il momento per rischiare di far uscire qualche latrato dal cellulare, mi sono basato sul gusto per l’artwork. Visto che nel panorama musicale ce ne sono di peggio, anche il pollo cieco può trovare un grano mettendosi d’impegno. Foto di presentazione da blackster moderni, quindi senza face-painting, registrazione di gran lunga superiore a molti LP prodotti con più soldi e un sestetto di brani che non superano i 30 minuti e che hanno dalla loro buoni spunti, ma senza esaltare. Su Ziemia obiecana ho trovato una band di esordienti che, di naive, ha realmente poco. I cinque polacchi sono musicisti preparati, sanno costruire le canzoni e soprattutto sanno alzare un muro sonoro della Madonna. Ad aggiungere veleno al tutto, i blackster di Tychy godono come ricci a metterci tonnellate di groove, con riff quadrati e lontani dal classico palm-muting, una sezione ritmica preparata e, sulla title-track, addirittura un solo pulitissimo di stampo classico.
Ma non è tutto oro quello che luccica sotto la fiamma nera. Il singer Pestis è responsabile della grafica e un portavoce credibile dei Downfall of Gods, ma ne è anche l’anello debole: non è benedetto da una varietà enorme nel cantato, e quando si avventura fuori dal (buon) seminato o le parti sono improbabili (delle grida svociate che non aggiungono niente) o sono eliminabili (il risibile recitato simil-Batushka su Lęk e sulla title-track).
Tolto questo, un elemento di dubbio è l’incapacità dei polacchi di scrivere canzoni con un riff capace di restare fisso in testa; ok i Watt, ma a loro servirebbe avere il riffing che piglia, visto che spesso mi son perso e non sapevo se stavo ascoltando la stessa canzone o un’altra.
Un ascolto non vi farà buttare via del tempo, ma per il momento sono una band su cui sospendo il giudizio. Hanno del potenziale, ma prima di tutto raffinare la loro formula e riuscire a far rimanere in testa le canzoni.
[Zeus]