Omnicidal – The Omnicidalist (2023)

Ambiziosi gli svedesi Omnicidal. Con il loro debut album, il qui presente The Omnicidalist, intendono proporre un definitivo mix tra lo swedish death, quello più grezzo e violento, ed il più melodico Gothenburg sound. Ed il risultato, gente, mi ha stupito. La prima traccia, By Knife, è graffiante, diretta, veloce, un ottimo biglietto da visita, ed il singer e chitarrista Sebastian Svedlund sembra nato per cantare questo genere. 

La band si gioca bene le proprie carte imbastendo un ottimo equilibrio tra melodia e potenza e non si lascia nemmeno sfuggire gli elementi più acchiapponi: il break della seconda traccia, WWD, è talmente ruffiano ma, allo stesso tempo, talmente coinvolgente che ti fa venire voglia di scapocciare come un matto e mandarli a cagare allo stesso tempo. La cosa funziona e, sorprendentemente, non viene riproposta fino allo sfinimento nemmeno nei brani successivi (una cosa simile c’è in Narcissistica Abuse, ma sfrutta i tempi e il palm muting in maniera molto diversa). Che dire poi di quanto è figo il riffing di The Passenger? Un ottima tripletta che rende questo esordio degno fin da subito.

In generale l’album, per quanto sfrutti bene le melodie, tende a preferire il lato più violento ed extreme oriented, e questo non può che fare piacere, perché va in controtendenza rispetto a chi compie di solito scelte simili (non troverete ritornelli ultramleodici e voci in clean). Gli elementi che possono piacere agli estimatori del genere ci sono tutti, dalle chitarre armonizzate ai riff grossi, dai tempi thrasheggianti alle accelerazioni di doppia cassa, a qualche occasionale blastbeat, e le prestazioni dei musicisti sono ottime. Non ci troviamo di fronte a chissà quale rivoluzione, ma The Omnicidalist è composto da dieci brani che non perdono mai di intensità e di interesse e se siete appassionati di queste sonorità non dovete lasciarvelo scappare.

[Lenny Verga]