Poteva andare diversamente… Black Sabbath – Born Again (1993)

C’è un detto divertente su Born Again che, più o meno, dice: se volete sapere quanto suonava pesante la chitarra di Tony Iommi in sala prove nel 1983, potete tranquillamente sentirne l’eco in Kill ‘Em All dei Metallica. Perchè è così, Born Again è senza dubbio il disco dove la chitarra di Iommi ha una pesantezza oscena, supportata da Geezer Butler in versione subwoofer e sottomarino (visto il suono impastato); una sei corde così metal non verrà mai più replicata e/o eguagliata, se non forse su Dehumanizer, che comunque in termini di puro heavy sound non faceva troppi sconti. Il problema è che la parabole Black Sabbath più Gillan di Born Again nasce, si sviluppa e prosegue fino alla sua inevitabile e prevedibile morte sotto tutti i peggiori segni di questo mondo. Non può partire bene una collaborazione dove nessuno si ricorda realmente quello che è successo e dove il background è distante anni luce. E poi nel 1983 tutti i musicisti coinvolti nel progetto Deep Sabbath (chiamamolo così per semplificare) erano alle prese con problemi di alcol, droga o entrambi, quindi non è che fosse proprio il gruppo del dopo-lavoro degli scout. Giusto per citare l’amalgama: Gillan si faceva i cazzi suoi in una tenda in giardino, alle prese com’era fra il leccarsi le ferite di una carriera solista che più di ok non saprei come descrivere (sinceramente ho difficoltà a ricordarmi un solo pezzo dei Gillan), e i tre Sabbath erano combattevano contro uno spettro di problemi che andavano dagli scazzi con Dio alla dipendenza fuori controllo di Ward, con nel mezzo tutto il resto.
Tolto l’aspetto Spinal Tap dei concerti e l’inabilità conclamata di Gillan a ricordarsi i pezzi dei Sabbath, Born Again non è così brutto come tutti tentano sempre di spacciarlo. Registrato demmerda sì, ma brutto no. Ne sono usciti di peggiori: molti dei brani di Technical Ecstasy e Never Say Die!, un Seventh Star (che anche Iommi ha avuto difficoltà a realizzarlo come disco Black Sabbath) o un Forbidden. Born Again no, è incostante e forse solo baciato da una maligna combinazione fra incompatibilità e sfortuna.
Perchè a riascoltarlo ora, che il disco ha 40 anni e nel mio Hi-Fi più di 20, Born Again ha una scaletta che parte realmente forte, non convenzionale secondo gli standard Sabbath, ma il lato A è degno di essere ricordato per la cattiveria che emana Disturbing the Priest, per i riff di Thrashed e quelli ossessivo e al cemento di Zero the Hero o le atmosfere di Stonehange.
Quello che mi lascia insoddisfatto è il lato B, che ascolto raramente, pur avendo dentro Born Again che, come ballad heavy-blues ha il suo perchè. Non si può parlare male dei riff di Iommi, sarebbe come bestemmiare e non si bestemmia contro il mancino di Birmingham, ma titoli come Digital Bitch (quasi troppo Deep Purple anche nel riff portante), Keep it Warm o Hot Line sono tipicamente Gillan e niente Sabbath. L’amalgama non mi ha mai preso, lo ritengo strambo e la combinazione Gillan – Black Sabbath stenta.
Togliendo dall’equazione la copertina schifosa, Born Again compie 40 anni mettendo capelli bianchi sì, ma mantendo una gagliardia di fondo. Disco sbagliato, concettualmente fuori luogo, inadatto e registrato alla cazzo di cane, ma ha dentro più canzoni che funzionano rispetto a molti dei dischi che seguiranno. Pensavo di buttargli addosso benzina, invece l’ho rivalutato leggermente. Mi sa che la mancanza di sonno e il cambio d’aria da quella italica mi hanno completamente rincoglionito, vai te a saperlo.
[Zeus]