La Notte al Drive-In: FUBAR

Sulla scia del documentario dedicato a Arnold Schwarzenegger, Netflix fa uscire anche FUBAR, serie comedy-action interpretata proprio dall’austriaco più americano che esista. E io non potevo non cascarci dentro come un maiale nel fango. Con un figlio neonato guardare serie da un nuovo tocco al termine di episodio, visto che le otto puntate di Fubar son durate almeno il triplo fra interruzioni, cambi di pannolino, biberon ecc ecc, ma così è la vita del reggente del futuro Re d’Austria. Ecco perchè la quantità di film che vedo è scesa a livello zero e son salite serie e reality show e quant’altro, non ci sono vie di mezzo fra poco tempo e occupazione totale. Fubar faceva al caso mio, anche perchè, conoscendo Schwarzy, mi son sentito quasi al riparo da puttanate tremende o da prodotti ricercati e intelligentissimi. La serie, come predetto, si giostra la propria via su toni molto leggeri, con battute (le classiche di Schwarzenegger, son ormai trademark), parti da commedia (lasciate in gran parte a Fortune Feimster o a situazioni create ad hoc per essere “ridicole”) e un Jay Baruchel, che nessuno conosce di nome ma tutti come volto, che interpreta l’ennesima versione di uno suo personaggio: il tizio sensibile con il capo chino e lo sguardo da bassotto bastonato.
Netflix mette insieme un cast perfetto per i suoi standard di ascolto: un insieme di personaggi più multietnico e multigender di così non si poteva trovare, mancavano solo un paio di accenti e poi era perfetto. Ma è così, Fubar è uno show stereotipico che non crea niente, ma che si basa su una formula che è sicura al 100% e questo è anche l’aspetto che adoro. Volevo qualcosa che mi permettesse di spegnere il cervello e l’ho trovato, perchè la storia narrata è infima, non ha praticamente senso: Schwarzy è un agente della CIA che vuole andare in pensione, ma deve fare (ovviamente controvoglia) un’ultima missione per mettere sotti i ferri un terrorista sudamericano con cui il buon Arnold ha avuto a che fare quando il terrorista era un bambino. SPOILER: I twist ci sono, Arnold scopre che anche la figlia è parte della CIA e da qua la serie di bugie su cui era basata la famiglia si sciolgono come neve al sole e Arnold, duro dal cuore d’oro, cerca di ricucire il rapporto con la figlia e con la ex moglie, a cui aveva raccontato di tutto tranne che era della CIA e con le sue assenze aveva messo la pietra tombale sul matrimonio.
Il resto è tutto un rincorrersi di “missioni” volte a catturare il terrorista, ma niente che mi ha lasciato il fiato in sospeso o che mi ha messo la voglia matta di vedere cosa succede. Solo una discreta leggerezza della mente che ha portato il vantaggio di farmi proseguire con la serie con naturalezza e tranquillità. Un po’ come gli episodi di Derrick dove sapevi già tutto prima ancora che iniziasse il film e poi era tutto un tirare fino alla fine.
[Zeus]