Brimstone Gate – Return From The Brimstone Portal (2023)

In un mercato sovraffollato di uscite e spesso povero di idee, capita di imbattersi in album come questo Return From The Brimstone Portal, destinato più a fare numero che a far realmente parlare di se, nonostante non sia un brutto lavoro. I motivi sono presto detti. I Brimstone Gate nascono nel periodo pandemia/lockdown allo scopo di essere una band solo da studio, idea già di per sé non ottimale. L’intento è quello di rendere omaggio al death e black anni ’90 di Norvegia, Svezia e Inghilterra. Dalla bio, poi, risulta che tutti i musicisti fanno già parte di un’altra band, i Niflhel, che suonano viking/death metal. Quindi, questo album è, probabilmente, più un togliersi uno sfizio che altro.

Le sette tracce (più un’intro industrial piuttosto figa) non riservano grandi sorprese: riff sparati in tremolo picking, melodie marcate, doppia cassa su tempi medi, insomma tutto il repertorio che ci si aspetta. Il risultato può essere apprezzabile, anche se i brani girano intorno più o meno sempre alle stesse idee e la varietà ne risente. i trentotto minuti passano comunque scorrevoli, senza sorprendere, ma lasciandosi ascoltare. Quello che ci si chiede è quanto interesse possa attirare su di se questo album con tutta la concorrenza spietata che c’è la fuori da parte di band che sono sicuramente più ambiziose e con obiettivi più interessanti rispetto ad un semplice tributo da studio ad un periodo e ad una scena, per quanto ben fatto.

Senza dubbio non possiamo prevedere cosa succederà e magari in futuro i Brimestone Gate ci sorprenderanno con nuove idee. quello che rimane, al momento, è un album ben suonato, piacevole all’ascolto, ma come ce ne sono tanti. Anche se di secondaria importanza, mi è piaciuto molto l’artwork, ad opera di uno dei chitarristi.

[Lenny Verga]