Nordicwinter – This Mournful Dawn (2023)

Volevo recensire il nuovo dei Nordicwinter molto prima di questo fresco ottobre, ma il futuro Re dell’Impero dove non tramonta mai il sole non era dello stesso parere.
A suo tempo, avevo ascoltato con (molto) interesse Le dernier adieu ed ecco scattare il reminder su Spotify per non dimenticarmi qualcosa. “Qualcosa” che ha il nome di, per es., di Beneath the Fleeting Light, disco uscito proprio fra Le dernier adieu e il qui presente This Mournful Dawn. Vorrei dirvi che l’ho lasciato da parte perchè ha qualità inferiore, ma non è assolutamente vero. L’ho dimenticato perchè fra mille uscite e mille impegni quotidiani, il tempo è tiranno.
Ad aggiungere nota statistica, mi son anche perso il salto di etichetta di Evillair: il musicista si è accasato alla scaltra Naturmacht Productions; l’etichetta finlandese ha l’occhio lungo e si sta accapparrando un roster di qualità, anche se fra i Firienholt, i Grima e gli Olde Throne lo scarto è abbastanza evidente.
I Nordicwinter proseguono sulla scia tracciata dal disco del 2021, ampliandone la proposta, ma tenendosi sempre stretta quella patina lugubre di DSBM. I tempi sono principalmente medi, non andando mai a velocizzare troppo una proposta che più che aggredire, deve trasmettere sensazioni di desolazione e solitudine. Per riuscire nell’intento, il buon Evillair gestisce un LP da 40 minuti abbondanti, ma con sole 4 tracce che non scendono sotto i 10 minuti (a parte Autumn’s Last Mournful Whisper, unica canzone ha posizionarsi sui 7 abbondanti) e una strumentale di chiusura. Musicalmente, i Nordicwinter hanno uno spettro molto ampio, evitando il suono da scantinato buio ma caricando ogni brano di elementi acustici, melodie autunnali e/o tenui paesaggi invernali. Questa inclinazione psichedelica mi ha portato a vedere una certa affinità con i Wormwood – ovviamente, con le dovute precauzioni. Non mi riferisco alla somiglianza diretta dei suoni, anche se una certa affinità non la escludo, ma piuttosto alla medesima volontà di sperimentare e integrare elementi non strettamente riconducibili al black metal nelle loro composizioni.
Del DSBM rimane di certo lo screaming dilaniato e posizionato in secondo piano e quella sensazione di disagio che, pur nascosto sotto una patina musicale quasi “rassicurante”, è arrivata a colpirmi quando meno me lo sarei aspettato. This Mournful Dawn riesce, musicalmente, ha interpretare molto bene il dipinto “January: Cernay, near Rambouillet” by Léon-Germain Pelouse messo in copertina. La straniante sensazione di pace che trasmette l’alba rossa su un villaggio coperto di neve sembra essere il prodromo di una più oscura rivelazione. Per questioni di atmosfera, non possiamo chiedere una grandissima varietà nell’opera di Evillair, tutte le quattro canzoni sono collegate in termini di evoluzione e di tocco, ma è inevitabile per un progetto solista e non è, in questo caso, un fattore negativo. Anche lo strumentale finale, My Lament, non tira via niente e sancisce il finale di un’opera che comunque raggiunge il suo scopo in maniera più che mai onesta.
I Nordicwinter non cambieranno il corso della musica, ma non glielo chiedo neanche. Sanno fare il loro mestiere, suonano un buon suicidal atmospheric black metal e l’apertura melodica/acustica/atmosferica che fa capolino nella coltre invernale della musica è più che mai accettabile e avvincente. Buon lavoro.
[Zeus]