Tomb Of Giants – Legacy Of The Sword (2023)

I tedeschi Tomb Of Giants sono alfieri del classico heavy metal, quello che abbraccia diverse latitudini, dall’Inghilterra di Judas Priest e Saxon, agli USA di Iced Earth e Jag Panzer, e ovviamente la Germania con gli Accept e tutti quelli che sono venuti dopo. Come inquadrare la band ormai è chiaro, ora veniamo all’album in questione. Legacy Of The Sword è il secondo album in studio ed esce in coincidenza con i dieci anni di attività. Nei sei anni passati dalla precedente release, i Tomb Of Giants si sono fatti le ossa sul palco suonando dal vivo e sono tornati in studio belli carichi.

Il nuovo album sprizza anni ’80 da tutti i pori, omaggiando un certo metal non solo nel sound ma anche nei titoli (la title track, Ad Victoriam, Time for Metal, ecc. non possono non far venire in mente Manowar e compagnia). I primi tre pezzi sopra menzionati aprono l’album nel più classico dei modi, con riff granitici, ritmi veloci e un piglio live inconfondibile. Con Railgunner la band si avvicina allo speed metal, mentre con la successiva Soulstealer l’eco dei Judas Priest è evidente. Il singer, che già in precedenza era ricorso agli acuti, qui dà il meglio di sé, in quello che è il pezzo più heavy del disco.

Non troverete originalità, stravolgimenti ed evoluzioni del verbo del metal classico in Legacy Of The Sword, ma sette pezzi che vanno diretti al punto, fatti per essere suonati dal vivo con la massima resa e cantati dal pubblico nei momenti clou, con le corna al cielo e una birra nell’altra mano. Un album ben prodotto (tra l’altro è un’autoproduzione), ben suonato e che, nella sua breve durata, non si perde in fronzoli ed inutili prolissità. Per gli appassionati di sonorità classiche, un ascolto consigliato.

[Lenny Verga]