Kalt Vindur – Magna Mater (2024)

É fresco di pubblicazione il nuovo album dei Kalt Vindur intitolato Magna Mater, uscito il 26 di gennaio, terzo lavoro in studio della band polacca. A partire dalla title track posta in apertura non possono che venire in mente gli Enslaved degli inizi, quelli più black, primordiali, melodici ma glaciali, tutti elementi che si trovano nel pezzo, che culmina in una suggestiva outro strumentale acustica che sorprende perché non snatura il lavoro precedente ma lo valorizza. Nei pezzi seguenti i Kalt Vindur alzano il tiro in fatto di velocità e aggressività, senza rinunciare alla melodia d’atmosfera (la parte centrale di Żywioły) forse standardizzandosi un po’ nel riffing, ma rimanendo sempre su un buon livello.

Arrivati alla fine del quinto pezzo (l’album è composto da sette), la band ha ancora due assi nella manica, due colpi pezzi che alzano l’asticella anche se la cosa potrebbe non venire vista così da tutti. Ma andiamo con ordine. La sesta traccia Visions of Purification fa il bis con Magna Mater in quanto ad ispirazione e commistione del lato più black e violento con quello più melodico. Parte freddissima e veloce per poi rallentare mettendo in evidenza il basso in alcune parti, donando un senso di epicità, per poi evolversi una sovrapposizione di linee melodiche di chitarra e keys per poi concludersi con un solo in acustico. Per me la migliore dell’album. L’ultima sorpresa, che probabilmente dividerà chi ascolta in estimatori e detrattori, è Mist Over Cergova, un pezzo strumentale che mette insieme metal, folk e gothic, un ibrido elettrico e acustico che può ricordare alcune cose fatte dai Negurǎ Bunget. Per me uno dei momenti più interessanti, per altri probabilmente un’intrusa. In ogni caso, un album non sempre al top ma con ottimi momenti e a cui non manca l’ispirazione.

[Lenny Verga]