Cannibal Corpse – The Wretched Spawn (2004)

A ripensarci adesso, The Wretched Spawn l’ho ascoltato con discreta continuità sulla strada per andare al lavoro. Bici e via per 20 minuti a tratta per arrivare sul posto di lavoro fresco come una rosa mentre i Cannibal Corpse davano giù di brutto battendo il ferro caldo e la testa morbida con Severe Head Stoning e gestendo bene le aspettative con la convincente Decency Defied. Webster e compagnia davano ritmo alla gamba, anche perchè su The Wretched Spawn il discorso accelerazioni era stato in gran parte accantonato, andando a mettere l’accento su un filo meno di inventiva e gestendo i 45 minuti mettendo in saccoccia qualche accelerazione e andando a marcare il territorio anche con diversi tempi medi-lenti e dritti come certe autostrade americane (title-track o Festering in the Crypt).
In linea di principio la cosa non era un’idea stupida, dopo aver messo a ferro e fuoco le mie orecchie con l’ottimo Bloodthirst del 1999 e inaugurato il nuovo millennio col “mediocre” (ma non in senso negativo, era proprio un disco nella media) Gore Obsessed, giocare sul sicuro poteva portare solo cose buone. E ci hanno visto giusto, visto che in fin dei conti l’album gira bene fra pezzi che sono ancora oggi freschi e piacevoli da ascoltare.
The Wretched Spawn non è forse un grande disco sulla lunga distanza, ci sono degli evidenti cali di ispirazione verso un generale “suono Cannibal Corpse”, cioè quelle canzoni che vanno bene per tutte le stagioni, riconoscibili e “godibili” ma non capolavori, ma ha ancora dentro alcune canzoni da tenere e presentare ai nipoti ansiosi di sapere cosa si ascoltava nel 2004. Al nono disco in studio non potevo certo aspettarmi una rivoluzione copernicana da una band che, da un paio di dischi a questa parte, ha evidententemente cercato una propria stabilità compositiva (riuscendoci pienamente), ma uno scatto d’orgoglio rispetto a Gore Obsessed sì. L’ho ricevuto a suo tempo? Sì. Sto risentendo lo stesso effetto frustata al collo anche adesso che son passati 20 anni dalla sua uscita? Certo, ha ancora quella capacità di
farmi muovere il capo, dare la pacca sulla coscia e smuovere il piede. O tirar due sberloni al volante, se proprio volete, visto che in questa landa campagnola in cui sono finito, la questione auto assume un valore a dir poco vitale.
Bloodthrist era un paio di gradini sopra, senza dubbio, ma The Wretched Spawn non mi ha mai deluso. Oggi come allora.
[Zeus]