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Gli Imperial Age sono una band di origine russa che attualmente risiede in Turchia e che, a quanto si legge dalla bio, negli ultimi anni non se l’è passata molto bene, essendo passata attraverso vicissitudini non proprio felici. Ma nel loro caso la musica ha comunque vinto, almeno per quanto riguarda la release del nuovo album. New World è il terzo full-lenght, che esce a quattro anni di distanza dal precedente The Legacy of Atlantis e addirittura a dieci dal debutto Turn The Sun Off!.
Gli Imperial Age suonano un metal epico e sinfonico che si colloca a metà tra i primi Nightwish e i Therion. Già qui immagino il pubblico che si divide tra chi non apprezza il genere e chi invece lo adora, senza troppe vie di mezzo. Io personalmente ho sempre adorato i Therion, nonostante i numerosi passi falsi nelle produzioni più recenti (devo ancora sentire Leviathan II), mentre per i Nightwish provo sentimenti contrastanti, apprezzandoli a fasi alterne.
La particolarità della band è la presenza di ben tre cantanti, due donne e un uomo, a cui si affiancano batteria, basso e chitarra, più le varie orchestrazioni. New World è un album molto melodico ma mai banale, che per struttura mi ha ricordato i Therion: una solida base metal sopra la quale si stendono strati di orchestrazioni, linee vocali e cori. A seconda dei momenti si passa dall’epico al drammatico, spesso raggiungendo un mood da colonna sonora e le melodie rimangono impresse già al primo ascolto. Certo non hanno la stessa oscurità che gli svedesi riuscivano ad imprimere nella loro musica in tempi migliori, ma probabilmente non è nemmeno nell’intento degli Imperial Age.
New World mi è piaciuto (perché a me il metal melodico, quando è fatto bene, piace, non ho problemi ad ammetterlo a differenza di un sacco di gente là fuori) proprio dove Leviathan non era riuscito: è un album con una direzione precisa, con pezzi convincenti ed energici, senza cali dall’inizio alla fine e, anche se la parte metal fa per lo più da sfondo, quando emerge si fa notare, che sia per le accelerazioni, che per le linee melodiche della chitarra e pure per gli assoli. Nel complesso pecca un po’ in varietà e qualche parte un po’ più heavy ce l’avrei messa, ma speriamo nella prossima volta.
[Lenny Verga]