La peste del 2002, cantautrici e generi da aperitivo vegan: Alanis Morisette e Norah Jones.

Lo so, non si vedono spesso questi termini su TheMurderInn, ma visto che questo non è neanche un periodo come gli altri allora mi son detto, perché no? In fin dei conti mi leggono in quattro col gatto, quindi non ho niente da fare e forse qualcuno che legge il titolo si immerge in questo delirio dedicato alle cantautrici che ci hanno massacrato le giornate di primavera del 2002 e poi si emoziona a sentire, che ne so, i Funeral Mist.
Ci sta, può succedere in questo universo alternativo chiamato pandemia Covid-19.
Cosa girava nelle radio dell’epoca? Cose jazzate, frizzanti e fruttate come Norah Jones e poi vecchie volpi da classifica come Alanis Morissette.

Partiamo da quest’ultima che, nel giro di sette anni passa dall’essere nessuno (chi cazzo l’ha mai sentito il suo secondo disco Now is the time del 1992?) a diventare una bomba musicale di portata mondiale con Jagged Little Pill del 1995 a cui fa seguito l’altrettanto ben accolto, e ben scritto/pubblicizzato, Supposed Former Infatuation Junkie del 1998. Mentre il nostro genere di riferimento incominciava a tossicchiare in preda a chissà quale crisi creativa e di gestione del proprio status, il grunge ormai era morto e sepolto e i Pantera si prendevano di petto la testa della classifica di Billboard con Far Beyond Driven (ok, venuto un po’ prima), Alanis Morissette era realmente cosa grossa. Tutti i canali specializzati la lodavano, le riviste facevano a gara a chi ce l’aveva in copertina e ovviamente MTV sbrodolava per tenersi la gallina dalle uova d’oro. Adesso pensate che incominci a sputare sentenze o spandere merda su tutto quello che Alanis ha tirato fuori, ma non è così, perché in fin dei conti Jagged Little Pill era anche un disco godibile da ascoltarsi mentre stai facendo la spesa o hai la radio accesa mentre pulisci casa, mentre del secondo ricordo solo i singoli e nient’altro, e so che questo è sicuramente un problema mio e non dei fan che la trasportavano su ali dorate. Il problema è che per tutti gli altri, a partire dal 2002 e con l’album Under Rug Swept tutto il capitale musicale della canadese incomincia pian piano ad evaporare, complice anche la volontà di non replicare il disco del 1995 e di spostarsi su territori diversi e meno legati agli esordi.
Il 2002 suona il gong e Alanis Morissette sente il proprio alone magico sparire, almeno per quanto riguarda me e il pubblico generalista, visto che io la ascoltavo sull’autoradio nei brevissimi tragitti in auto, e rimane in vista solo per quella (nutrita) schiera di fan che la seguono tutt’ora. Per gli altri, sfido chiunque di voi a ricordarsi un disco dopo questo e già qua siamo sul difficile, visto che l’unica cosa che passava in radio e sui canali televisivi dei poveri era solo il singolo Hands Clean; nonostante questo, cari miei, Alanis Morisette arriverà a toccare il disco di platino, quindi di gente che lo ha ascoltato ce n’era.
Discorso diverso, invece, va fatto per Norah Jones.

Quest’ultima emerge dalle nebbie del nulla nel 2002 e debutta con Come Away With Me, forse il suo album più conosciuto, e poi ha avuto un paio di annate realmente al top, dove tutti, ma dico tutti, facevano a gara ad avere a che fare con lei, a partire da Ray Charles (uno che comunque di musica ne sapeva) fino ad arrivare ai Foo Fighters – quindi non proprio la band più trasgressiva del pianeta Terra. Dopo questo periodo sulle giostre della popolarità, non ho più sentito parlare di lei, neanche alla radio o, forse, non mi è mai interessato niente sentir qualcosa, visto che la sua presenza nel panorama mondiale ha prodotto una devastazione di portata incredibile. Il suo disco non me lo ricordo minimamente, anche se son certo di averlo ascoltato per motivi non inerenti alla mia pura volontà, ma probabilmente era anche ben fatto, solo che la sua progenie ha fatto danni. Che tipo? Dopo il 2002 sono spuntate fuori una miriade di band che succhiavano dalle mammelle di Come Away With Me come cagnolini, producendo e immettendo sul mercato una serie di mattonate dal sapor jazzato, pepate al punto giusto, decisamente pop e un po’ fri-fri, con una quantità incredibile di batterie “spazzolate”, il cantato mezzo asmatico, il pianoforte e via dicendo. Giusto per fare un sunto di una parte delle caratteristiche che un disco di quel tipo doveva avere per aver successo più o meno mondiale.
Avete presente quanto è infettiva l’influenza quando è all’inizio? Ecco, anche questo modo di suonare ha fatto danni enormi, spingendo fuori dalle capanne, dai recinti e peggio ancora dalle camerette in cui si erano nascosti tutta una serie di proto-hipster dal fascino gessato, dall’impostazione alta ma con l’anima pop e quindi disponibile anche per l’ultimo stronzo che poteva sentirli alla radio.
Una tragedia umana che sinceramente non ho mai capito, ma io ascolto gente che bestemmia santi, madonne, capre e cristi quindi perché mai devo arrivare a capo di un fenomeno diretto e pensato per chi beve birra nel flute?
[Zeus]

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