Black Label Society – The Blessed Hellride (2003)

Il periodo 2002 – 2006 è forse il più prolifico e interessante della carriera della Black Label Society. Va bene, Sonic Brew era più ruspante e le idee erano buttate dentro il disco con la foga di chi vuole dimostrare qualcosa al mondo – anche se nel caso di Zakk Wylde non c’era proprio la necessità, visto il suo pedigree marchiato Ozzy. Però la BLS è sempre stata creatura ondivaga, più o meno ispirata, più o meno avvincente, a seconda dell’estro e della forma del suo padre-padrone. Ecco perchè nella discografia della Black Label Society è tanto semplice trovare un buon album come The Blessed Hellride e un Lp loffio come Shot To Hell. Dipende tutto da come va con Zakk, le sue idee e il suo stato di forma. La BLS è l’equivalente di avere un Cristiano Ronaldo nel team, fa il bello e il cattivo tempo e se CR7 non è in giornata, puoi tranquillamente dire addio ad una buona prestazione di squadra. Il periodo sorridente del songwriting era partito con 1919 Eternal, disco lontano dalla perfezione ma con dentro una buona manciata di classici da concerto, e prosegue nel 2003. Quell’anno Zakk era indubbiamente in forma, tanto da comporre uno dei dischi più equilibrati fra pezzi pesanti e le classiche power-ballad presenti in ogni suo disco. Anche se adesso stanno prendendo un po’ troppo il sopravvento, non gliene faccio una colpa, in fin dei conti ha sempre detto che un disco equilibrato deve contenere le ballate; l’importante, per me, è che siano non mi straccino i maroni, cosa che ultimamente stanno facendo. Rispetto al suo predecessore The Blessed Hellride riuscì nell’improbo compito, ovviamente per la BLS, di fornirmi una scaletta compatta: nessun reale filler e, se vogliamo, The Blessed Hellride segna il passo solo in pochi momenti (la melensa Dead Meadow, l’inutile e bruttina Final Solution e Destruction Overdrive ha botta, ma è dritta e zeppa di pinch armonici da far schifo). Oro che cola, se tengo conto che nei dischi precedenti lo zoppicare era connaturato nel suo modo di scrivere, il disco del 2003 è praticamente un’eccezione al solito Zakk Wylde. E poi The Blessed Hellride ha tutto quello che volete da un Lp della Black Label Society: voci maschie, la batteria di Nunenbacher (anche nei Crowbar), le chitarre che fischiano più di una colonia di muratori arrapati e… serve la lista completa, vero? In fin dei conti è un disco uscito 20 anni fa che dovreste conoscere a memoria. Poi dovete sempre tenere in considerazione se i fischioni di Zakk sono pane per i vostri denti, visto che dentro questo Lp del 2002 ne mette a bizzeffe, quindi se dopo un po’ vi si arriccia la pelle, la sopracitata Destruction Overdrive vi farà cadere a terra con la bava verde alla bocca. Ancora oggi non ho difficoltà a mettere The Blassed Hellride al pari di Mafia come uno dei miei dischi preferiti della BLS, sia in termini di riuscita finale, entrambi dischi beneficiano di un Wylde in forma, sia di canzoni che reggono l’urto col tempo che passa e che mi hanno fatto passare più di qualche bel momento. Non penso che ci sia altra doppietta di dischi della Black Label Society che sia riuscita a personificare l’idea tour con gli Slowtorch, di divertimento e bevute assassine come questi due. [Zeus]

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