A Perfect Circle – Thirteen Step (2003)

Alle’epoca mi ero preso bene per gli A Perfect Circle perchè mi ero in attesa spasmodica del successore di Lateralus dei Tool, che sinceramente credevo uscisse prima dei cinque anni intercorsi fra quel disco e 10.000 Days. Vabbeh, dettagli. Da vero drogato, mi son messo a cercare un progetto che contenesse almeno un Tool ed eccomi servito prima Mer de Noms e tre anni dopo Thirteen Steps. La differenza fra i due dischi si sente e non è una cosa negativa in realtà: all’inizio mi aveva stupito, visto che sono un vecchio nostalgico che di primo acchitto si prende bene e vorrebbe un sequel, ma poi il taglio meno hard rock (ma un riff come quello di The Package è pesante assai) è quello che più mi prende, come se fosse un elemento di superbo disturbo. E quindi, chi lo vuole un sequel?
E se siete nuovi agli A Perfect Circle e pensate che l’hard rock sia farina del sacco di Keenan, vi sbagliate, perché è Howerdel a preferire l’approccio rock rispetto al tentativo di distanziarsene del singer dei Tool.
E io mi sono innamorato di The Noose, ecco, l’ho detto. A dirla tutta e sincera, è proprio una sorta di guilty pleasure che mi son portato appresso per anni; tempo che passavo a canticchiarmi, ad caput minchiam: Your halo slippin’ down e But I’m more than just a little curious / how you’re plannin’ to go about makin’ your amends / To the dead.
Thirteen Step mi aveva preso bene perchè condivideva con Automatic For The People un approccio “leggero” ad una tematica pesa. E sapete bene che anche i R.E.M. entrano nei guilty pleasure che mi porto dietro. Le storie di Thirteen Step sono tutte tragiche, sono racconti di dipendenza e cura, dei 12 passi per uscire dall’alcolismo e altro materiale umano realmente felice. Ma la musica la potete canticchiare sereni e felici mentre state comprando le uova dal panettiere. Per me il giusto compromesso fra chiaro e scuro. Non penso ci siano pezzi brutti o deboli su Thirteen Step, non ci sono cadute di tono (forse il pezzo che salto di più è The Nurse Who Loved Me – e non è brutta!!). Questo è l’ultimo LP della band dove tutto funziona senza problemi. Gli equilibri di Thirteen Step non potevano tenere a lungo, ecco perchè Eat the Elephant del 2018, è uscito con quel suono e quell’attitudine. Il passato non era replicabile e il retrò un posto più sicuro. Di certo Thirteen Step è stato, per lungo tempo, uno di quei dischi che ascoltavo più volte alla settimana.
[Zeus]