Rossometile – Gehenna (Independent, 2024)

I Rossometile ormai sono una realtà super collaudata in ambito gothic/symphonic metal. Provenienti da Salerno, nel corso di quasi trent’anni di carriera hanno saputo ritagliarsi una buona fama a suon di ottimi album, e quest’ultimo “Gehenna” non fa altro che confermare l’ottimo stato di salute della band. Anzi, il loro stile in questo album viene portato ad un livello superiore sia in fatto di produzione che di qualità delle singole composizioni. Inoltre si ha la sensazione che la band abbia voluto rendere il proprio trademark più “commerciabile”, andando a sconfinare spesso e volentieri sia nel tipico symphonic metal al femminile che in altre derive del metal più attuale e moderno.
Se da un lato la band non abbandona le proprie radici e anzi, le arricchisce con influssi epici e progressive, dall’altro lato i pezzi appaiono molto più fruibili e in un certo senso lineari rispetto al passato. La band sembra non avere più quell’aura estremamente intimistica ma anche un po’ criptica del passato, e anche se un pezzo come “Sangue e Seduzione” è agli antipodi rispetto ad una “Duet With Satan”, in quanto la prima canzone è semplice e moderna e la seconda molto più strutturata e non di facilissima assimilazione, in generale l’album riesce ad intrattenere dall’inizio alla fine grazie all’ottima vocalità di Ilaria Hela Bernardini e in generale grazie ad una prova maiuscola di tutta la band.
In generale questo è un album che riesce ad unire ipoteticamente sia gli ascoltatori del metal gotico più tradizionale che quelli che amano la frangia più orchestrale e melodica del genere, andando a scomodare mostri sacri come Epica e Lacuna Coil, ma con bellissimi testi rigorosamente in italiano. Insomma, album imperdibile per i fan del genere.

[American Beauty]

Gehenna – Murder (2000)

Il 2000 deve essere stato un anno drammatico nel Nord Europa. Almeno così me lo spiego il cambio di rotta e di risultati di moltissime band provenienti da Norvegia, Svezia e Finlandia. Se i Satyricon avevano un conto in sospeso con qualche vandalo e così anche i Gorgoroth, i The Kovenant cambiano completamente faccia e diventano feticcio per le discoteche alternative, i Gehenna prendono uno svarione per il death metal. Non che Sanrabb e soci avessero mai nascosto una certa propensione all’evoluzione, ma con l’avvento del 2000 e la registrazione di Murder, i norvegesi hanno fatto capire che gli inizi black erano ormai nel passato. 
Murder è violento e brutale, 30 minuti senza pietà. E questo, normalmente, dovrebbe essere inserito nella categoria cose positive da annotare. In realtà è un disco che non va da nessuna parte, puntando tutto su una brutalità death metal che non è supportata da un songwriting intelligente. Perché la violenza è anche fatta di chiaro-scuri, materia su cui i primi Gehenna ci avevano fondato una carriera.
Nel 2000 Sanrabb si dimentica quel ben di Satana di cui ci avevano fatto partecipi, registra Murder e fa un buco nell’acqua. La band ci tenta con tutte le forze ad essere brutale oltre l’inverosimile, con vocals filtrate e inumane, un riffing alquanto scontato ma compattissimo e una produzione nella media, ma appena parte il riffing iniziale di Master Satan sentite che questa ri-registrazione di un brano del 1998 ammazza il resto del disco. 
Ascoltato adesso ci si accorge di qualche passaggio interessante, qualche momento che richiama gli Slayer o un po’ di thrash-death compatto, ma sono solo squilli di tromba che vengono soffocati dall’ennesimo momento poco interessante. 
Mi viene la tristezza a proseguire con il necrologio, quindi la pianto qua ed è un vero peccato questo percorso verso il burrone, perché non se lo meritavano.
In termini generali, l’evoluzione era insita nel DNA dei Gehenna, ma il risultato finale, quello che adesso richiamiamo alla mente dopo vent’anni ed è rappresentato da Murder, è solo un parto alquanto fallimentare. 
[Zeus]