Pearl Jam – Dark Matter (2024)

Tratto da una storia vera (anche se l’ho adattata, perdonatemi).

Esce il nuovo dei Pearl Jam e io, da nato negli anni ’80, non posso che farmi prendere da un po’ di sana e naturale curiosità. Ci sono nato col grunge e i Pearl Jam erano, allora, tanta roba. Il problema è già in quel verbo, quel temibilissimo erano che mette l’ansia e la cacarella a tutti i puri di spirito. Erano. Suona fatalista e definitivo, come se non ci fosse una reale redenzione, un potenziale happy ending. E questo prima di ascoltarlo, prima di vedere cosa hanno prodotto nel loro 12° album in studio, chiamato Dark Matter. Lo sento più volte nel corso dei giorni e già un’idea mette radici nel mio cervello: Dark Matter ha la confezione ma è nullità ovattata. Non ha nessuna briciola di quella vibrante vitalità che percorreva i dischi passati. Perchè allora approcciarlo se è già da anni che la band di Seattle non incide qualcosa di realmente buono, è nostalgia? Il precedente Gigaton quante volte l’ho ascoltato post-recensione? Zero. Dopo la recensione è morto dentro la musica scaricata su Spotify. Quello era un disco da tromboni ormai suonati, quelli che hanno un paio di stagioni da ribelli e che adesso giocano a backgammon sorseggiando tè e raccontandoti la vita spericolata mentre te, con i coglioni girati da affitti/mutui, casini, lavoro e molto altro, devi afferrare la vita morsicandola alla carotide. Questi sono i Pearl Jam, lo zio rompicoglioni che amavi e che ha incominciato a pisciare fuori dal vaso. Anticipato da dichiarazioni totalmente innovative e sorprendenti come “è il miglior disco che abbiamo mai scritto” (Eddie Vedder) ed “è [un disco] più pesante di quanto si possa immaginare” (Mike McCready) capisci che sei arrivato al punto da poterli invitare a Sanremo come band di passaggio. Qualità certo, ma siamo certi che è quello che vogliamo dai Pearl Jam? Siamo realmente convinti che questa pochezza di ottimo gusto musicale ma priva di sentimento sia il futuro che vogliamo di una delle band di punta degli anni ’90 del rock alternativo? Io no, non lo accetto. Non posso tollerare canzonette noiose come React, Respond (il chorus è irritante) e neanche i mezzi plagi a Bruce Springsteen con Wreckage (il finale è da galera assicurata, ma non è l’unica). Won’t Tell potrebbe essere la colonna sonora di una delle serie TV degli anni ’90 e da qua si cade verso canzoni che non ricorderei neanche a volerlo.
I singoli hanno un pizzico di verve (se qualcuno mi riesce a trovare a cosa assomiglia l’apertura di Dark Matter me lo dica), tanto da sembrare il trailer dei film-pacco che sembrano divertenti e invece ti frega perchè i malefici della casa di produzione hanno fatto il collage di quattro battute e il resto della pellicola è una rottura di palle invereconda.
Arrivando verso la fine, perchè comunque Vedder e soci sono intelligenti da tenere il minutaggio ben sotto l’ora, si arriva al classico pezzo giovanilistico che sembra aver preso affitto nei dischi dei Pearl Jam da Lighning Bolt (Upper Hand) e si guarda il traguardo. Something Special è la canzonetta alternative che andava di moda nei primi 2000, mentre il pezzo che forse avrebbe meritato di più si trova all’undicesima, e finale, posizione: Setting Sun. La canzone da suonare in spiaggia con gli amici e tipicamente Pearl Jam.
E poi volete dirmi che dobbiamo salvare i Pearl Jam a tutti i costi? Come ha detto il truce Lord Baffon II sentendo che volevo recensire Dark Matter: ma perchè tutti reputano i Maneskin una merda, mentre i Pearl Jam bisogna salvarli sempre? Perchè loro sono intoccabili?
La domanda non è peregrina, perchè? Risposta, i primi dischi. Di certo un buon punto. Ma poi cosa hanno prodotto di così eccezionale? Sono anni e anni che non fanno uscire un LP che realmente si possa dire capace di essere l’erede di una tradizione e avente una dignità vera da Pearl Jam (anche invecchiati). Lord Baffon II arriva a definire Alive una canzonetta da cantare in spiaggia. Io non sono d’accordo, i primi due/tre LP erano tanta cosa, poi son scoppiati. Il fatto è che sui Maneskin si spala letame (a ragione) perchè sono nati con il niente, ma rispecchiano perfettamente perfettamente quello che la gente vuole, quello che siamo e vogliamo dalla musica (vogliamo inteso come pubblico generalista). All’estero vengono adorati perchè sono italiani, solecuoreamore, e non gliene frega una mazza di quello che suonano. Sono delle brave scimmiette ammaetrate che fanno lo show, che tengono in piedi il circo. Stanno riempiendo un buco enorme, un voragine profonda e tragica, e lo riempiranno finchè un giorno qualcuno in un qualsiasi piano di una major non deciderà che l’essere Maneskin non è più trendy e finiranno male come è naturale che sia. Il problema, cari miei, è che questo schifo di buco, di vuoto musicale, è opera anche dell’assenza di band come i Pearl Jam. Potrei descriverlo come tradimento o potrei descriverlo come diventare adulti. Ma, in effetti, perchè dovresti essere un traditore se già da trent’anni a questa parte stai tirando acqua al mulino di chi, della barricata, sta dall’altra parte?
[Zeus]


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