![](https://www.metal-archives.com/images/3/9/1/0/39107.jpg?4458)
Arrivo un po’ in ritardo con il compleanno del terzo album dei Deathspell Omega. Vi ho già parlato un po’ di volte di questo disco (scusate se mi ripeto, ma la vecchiaia fa questi scherzi), anche se in realtà mai in termini di vera recensione. E, per non smentirmi neanche questa volta, non farò la recensione di Si Monvmentvm Reqvires, Circvmspice, visto che son passati ormai 20 anni e credo che ognuno che mastichi un po’ di black metal, deve averlo almeno approcciato un paio di volte. Il problema, per alcuni, è il cambio di rotta dai precedenti LP in studio, visto che dentro il terzo album si incomincia a respirare tutta un’altra bestia, con tanto di registrazione più pulita ma comunque capace di essere brutale e lontana dalla plastica. E poi il religious black metal che infetta il songwriting, storcendo concetti cristiani e rendendoli megafoni di un’attitudine satanica e blasfema. Un concetto di black metal che i Funeral Mist avevano ben espresso in Salvation dell’anno precedente. Ma, come anticipato, questa non è una recensione, è un ricordo. Posso mettere bit su schermo senza problema ricordandomi quando è stato il momento in cui i Deathspell Omega erano la colonna sonora delle mie attività. All’epoca ero ancora in Italia e, vista la scarsità di ferie ed il caldo mostruoso che attanagliava le mura dell’appartamento, cercavo rifugio in qualsiasi posto possibile che non prevedesse l’utilizzo della macchina. Escludendo la piscina comunale, luogo che mi fa salire il pelo sulla schiena come i gatti quando sono incazzati neri.
Vicino alla casa, paio di minuti a piedi, c’era un piccolo parco, abbastanza tranquillo e con un po’ di panchine. Frequentato poco, in realtà, quindi non mi è mai dispiaciuto molto sedermi all’ombra di questo o quell’albero e ascoltare musica aspettando la sera ed una pontenziale uscita al pub con qualche pinta da bere senza troppi problemi. Non mi ricordo l’anno, ma non era quello dell’uscita di Si Monvmentvm Reqvires, Circvmspice, che avevo sentito già da un po’ ma che solo in quell’estate ha messo radici. Dicevo, sfiancato dal caldo bestiale, mi dirigevo a testa bassa verso il parco, cuffie nelle orecchie e il libro di Max Hastings, Inferno il mondo in guerra 1939 – 1945, sotto il braccio. Un mattone notevole, credetemi. Mattone sia per il peso specifico di un libro che girava su numeri consistenti di pagine, sia per il contenuto che andava ad analizzare e per come lo analizzava. Quindi calma, afa mortale, un libro dedicato alla seconda guerra mondiale (cosa che farebbe piacere ai Marduk) e, nelle orecchie, i Deathspell Omega. Sempre. Il motivo di questa perversione? Perchè ci stava bene una colonna sonora di quel tipo con la lettura, il disastro mondiale, la violenza più pura accompagnata da una preghiera blasfema. Non penso che riuscirò mai a scindere queste due memorie, per me Max Hastings sarà sempre collegato a Si Monvmentvm Reqvires, Circvmspice. L’uno si nutrirà dell’altro, formando una memoria di totale apocalisse. E tutto ha un senso, sia i momenti definiti “First Preyer” (e seguenti), sia il resto, che producono l’idea di una celebrazione dedicata al Grande Capro e, di realmente sacro, non c’è niente: solo sangue, pestilenza, marcio e riti sconsacrati (anche grazie alla voce di Mikko Aspa dei Cladenstine Blaze)
A pensarci adesso, non credo ci sia un altro disco dei Deathspell Omega che mi susciti queste memorie, che sia così dentro un certo periodo della mia vita e che, come molto spesso succede, è stato il paragone con cui ho confrontato tutte le successive uscite della band finnico-francese.
[Zeus]