Hyver – Noirceur mystique d’autrefois (2024)

La Delorean non l’hanno ancora inventata e così anche la macchina del tempo, quindi per i viaggi nel tempo bisogna arrangiarsi con quello che si ha: un libro, visitare le rovine di un castello, respirare l’antichità delle catacombe o, visto che siamo una webzine dedicata all’argomento, la musica. Evitando di sparare contro la Croce Rossa chiamata folk metal all’acqua di rose, quello che vi fa credere di essere nel Medioevo solo per due turbopifferi, il vero viaggio nel tempo è riuscire a farti respirare l’elettricità, la vivacità tipica di un certo periodo musicale. Tipo quelle band che, nel 2020, suonano esattamente come gli Stooges o altre che prendono di petto il verbo di Sua Maestà Tony Iommi e procreano un figlio degno di questo nome. Schiacciate play e venite trasporati, per la lunghezza del disco, in quell’annata specifica. I francesi Hyver, cinque simpatici elementi di cui quattro solo di facciata visto che è evidentemente un progetto solista di Mr. Hyver, mi hanno preso e buttato, senza pensarci troppo, nella grande epoca del black metal sinfonico degli anni ’90. Noirceur mystique d’autrefois ha tutti gli elementi che gridano 1990: la produzione sporca ma non lurida, le parti sinfoniche che completano ma non occultano l’attacco di chitarre e batteria, lo screaming di Hyver leggermente in secondo piano e poi c’è quella patina di atmosfera medievale. La qual cosa è abbastanza prevedibile, visto che Hyver suona anche nei Vehéménce, band francese che con il lato medievale del black metal ci va a nozze. Vi tolgo l’imbarazzo e vi confermo subito che il lato firulì firulà del folk è paradossalmente contenuto pur se “onnipresente”. Il tocco medievale lo potete trovare in gran parte in una sorta di coperta che copre tutte le canzoni, ammantandole di carestie, bastioni e paura dell’anno 1000. Chiamala, se vuoi, ambientazione.
Poi ci sono i momenti espressamente più “medievaleggianti” come l’intro Profanation 99, l’acustica Rituel e Comme une torche dans les ténèbres, giocata tutta sulla marcetta militare della batteria e tocchi di dungeon synth che farebbero felice anche il buon Mortiis.
Il resto è puro black metal sinfonico, ma sempre black metal rimane. Non siamo neanche lontanatmente vicini alle pacchianerie di certe band nordiche, anzi mi trovo proprio a respirare quell’amorevole fetore anni ’90 in cui le orchestrazioni e le tastiere non erano usate a membro di segugio, ma con testa e garbo, lasciando comunque brillare la musica di luce nera. Sentitevi una Bois sauvage. Il brano ha un drum kit da polpaccio alla Cabrini e il riffing è di base aggressivo, ma tutto sommato melodico, e sopra le tastiere e le orchestrazioni tessono le trame melodiche e vagamente canticchiabili. Prendendo la cosa con le pinze, direi che la matrice è più o meno questa da Sous une pleine lune d’acier a scendere (brani strumentali a parte), è solo il mix degli elementi che cambia in termini di importanza ma non di presenza. Brani realmente da assalto all’arma bianca non ce sono, ma alcune buone accelerazioni le troviamo.
Noirceur mystique d’autrefois è uno di quegli LP che vi prendono per nostalgia, perchè questo è il suono che vi ricorda la vostra adolescenza. Questo è essere rimasti all’età dell’oro, con forse un pizzico di nostalgia canaglia, ma con l’accortezza di non essere datato o inutilmente vecchio. Gli Hyver hanno fatto un disco revivalista, certo, ma hanno i pezzi e Noirceur mystique d’autrefois non cede un momento arrivando al minuto 39 con la serenità del maratoneta scafato.
[Zeus]

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