Neurosis – Times of Grace (1999)

Quante volte ho letto recensioni eccezionali sui Neurosis? E quante volte ho dato loro un ascolto? Entrambe le risposte possono andare nel conto del “molte volte”. Solo che c’è un però e riguarda, principalmente, la mia parte di lavoro di ascoltatore della musica del quintetto di Oakland: non sono mai diventato un loro fan. Ci ho tentato in molti modi e ho provato a entrare nelle spire di quel sound, un post-hardcore dalle fortissime tinte sludge, che nel trittico Through Silver In Blood – Times of Grace – A Sun That Never Sets infiammava le riviste di settore. Perché, al tempo, l’unico modo per capirne di più era andare a leggere e vedere di trovare un senso alla musica apocalittica che i Neurosis sputavano fuori dalle casse. E sì che la materia non mi è sconosciuta, visto che lo sludge è un genere che mi rende una persona migliore e qualche volta persino questa versione di post-hardcore mi è garbata. 
Ma se del primo ho sviluppato ben presto una dipendenza, con i Neurosis non mi sono trovato sulla stessa lunghezza d’onda. Ci stanno i riffoni possenti (sentitevi The Doorway) e anche quell’atmosfera da disastro imminente che circonda le tracce come un manto, sia quelle più sludge/doom, sia quelle più “aperte”. Non c’è una sensazione piacevole che circonda la musica e per me è un elemento estremamente positivo, ma non riesco ad entrarne in contatto. 
La produzione è ottima, frutto della mano esperta di Steve Albini che, come si sa, ha l’abitudine di registrare le band con un suono organico, registrando dal vivo così da mantenere il suono “di una batteria che suona effettivamente in un ambiente”. 
L’unione delle forze fra i Neurosis e Albini da alla luce un disco che equilibra bene tutti gli aspetti (Under The Surface) e non disdegna di alleggerire il carico sia con aperture melodiche, sia con le clean vocals. 
Delle undici tracce (quattro sono strumentali), il punto di svolta è posizionato all’altezza della quinta posizione: dicasi Belief. Questa canzone, pur possedendo il tipico trademark Neurosis, è anche la più melodica/leggera del lotto. 
Quello che emerge, dietro il grosso lavoro degli strumenti “ordinari” (batteria, chitarre, basso) è il feeling tribale che esce dai solchi di Times of Grace. Attenzione, non sto parlando di quel tribale tipo Soulfly o Sepultura annata 1996, ma è una condizione mentale, di ritmiche. 
Forse parte del lavoro “di fino” sta anche nell’utilizzo di una serie di strumenti non proprio consoni al metal (tromboni, violini, corni, tube…) e questo è un fattore da tenere in considerazione quando si parla di espandere i confini del proprio sound. Cosa che, i Neurosis, non hanno smesso di fare nel corso di quel triennio in cui, ahimè, loro producevano dischi venerati e io, capra, non riuscivo a capirli. 
Sfortunatamente sono ancora a quel livello: li sento e porto rispetto per la storia e l’abilità della band, ma io e i Neurosis non ci riusciamo ad incrociare. Non demordo, sia chiaro, ma probabilmente incomincerò ad ascoltare qualcosa in più di questa band quando tutti voi, ormai, ne avrete le palle piene. 
Pazienza. 
[Zeus]

2 pensieri su “Neurosis – Times of Grace (1999)

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