Il sogno infranto di Francesco Ferdinando: Minenwerfer – Alpenpässe (2019)

La Grande Guerra, unico termine accettato per la Prima Guerra Mondiale (la seconda non viene vista in quest’ottica), è un fenomeno stranissimo che rappresenta tutta la schizofrenia del 1900. Una guerra moderna, ma combattuta con i principi del 1800. Una carneficina di uomini, milioni di morti per conquistare pochi metri di terreno che non sarebbero mai stati tenuti o vette dolomitiche conquistate in uno sfoggio di competizione “agonistica”, onore e follia. La Grande Guerra fu un conflitto di posizione, stanziale, con improvvise e virulente escandescenze di combattimento prima di ritornare nella terribile stasi dell’attesa. Solo pochi hanno saputo adattare alla prima guerra mondiale il concetto di modernità (quindi un conflitto di movimento) e le gesta sono visibili nelle imprese di Rommel sul confine italiano. Anch’egli, ovviamente, non aveva capito come maneggiare la guerra di movimento, ma qua si incomincia un trattato di storia e non una recensione dei Minenwerfer e del loro ultimo disco: Alpenpässe
La Prima Guerra Mondiale è un tema meno frequentato dal metal estremo, spesso infervorato e affascinato dal secondo conflitto globale
Ma la Guerra del ’14-’18 è un terreno fertile per band come i God Dethroned, che ci hanno dedicato una tripletta di dischi prima di tornare a bestemmiare Madonne e Santi, o gli ucraini 1914artefici di un disco eccellente proprio a tema. Gli americani Minenwerfer, a parte i nickname ridicoli, non si affidano ad un blackned death come gli ucraini, ma mischiano influenze black metal più tradizionali a quel filone cascadico tipicamente americano. Il risultato è un disco che vede in Der Blutharsch una delle canzoni migliori di tutto il disco: quasi 18 minuti epici che metterei sullo stesso piano di The Hundred Days Offensive dei sopracitati 1914. Dopo questo apice, il disco va in un inevitabile calando. I pezzi in cui pestano come fabbri sono anche quelli meno interessanti, mentre quando ritornano a masticare il verbo del black metal cascadico, con parti più dilatate, lente e/o con intermezzi acustici, allora il livello di questo LP sale di nuovo. 
Proverò a cercare i dischi precedenti (due a quanto mi risulta), visto che questo Alpenpässe mi è piaciuto abbastanza da farmelo riascoltare diverse volte anche dopo il normale “lavoro” per recensirlo. 
[Zeus]