Aura – Underwater (2022)

Con estremo ritardo arrivo a recensire Underwater, quarto album dei progster Aura, uscito a fine settembre 2022. Probabilmente buona parte delle recensioni di gennaio saranno dei recuperi delle ultime uscite dell’anno precedente.

Gli Aura sono un quartetto italiano che propone un progressive metal caratterizzato da marcate linee melodiche, atmosfere sognanti ma che non rinuncia ai suoni pesanti quando si tratta di creare riff di chitarra. Fin dall’opener Lost Over Time la band ha catturato il mio interesse per la capacità di creare contrasti tra pesantezza e melodia, per la notevole tecnica mai fine a se stessa ma messa a servizio delle canzoni. 

Altro fattore caratterizzante è la scelta di mantenere i pezzi in una durata media che viaggia intorno ai cinque minuti, senza mai divagare o riempirli di troppe idee o infinite parti strumentali. Ci sono tracce più lunghe che danno più spazio ai virtuosismi (Lights Behind The CloudsMy Last Words To You), ma anche tracce più compatte e immediate, come Time To Live e Eternal Bliss che sono altrettanto convincenti, nella loro forma più canonica di canzone, che donano all’album dinamismo e varietà. Corona tutto un’ottima produzione che da risalto ad ogni strumento.

Underwater è un bell’album prog che piacerà ai fan di band come Porcupine Tree e Leprous, più accessibile rispetto ai nomi citati e meno oscuro, e va bene così, del resto ognuno ha la propria strada da seguire. Chiude l’album la cover dei Pink Floyd Astronomy Domine. Mi è piaciuta anche la copertina, minimalista ma efficace, ad opera di Annalisa Di Verniere. Un ascolto è caldamente consigliato.

[Lenny Verga]

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