Misþyrming – Með hamri (2022)

Questa volta arrivo a parlare degli islandesi Misþyrming con tempistiche non orripilanti. Il terzo disco della formazione di Reykjavík è uscito a dicembre 2022 quindi mi sento con la coscienza abbastanza pulita. Non come l’altra volta. Ho riposto la mia fiducia in questo quartetto, perchè Algleymi lasciava intravvedere un potenziale notevolissimo che doveva essere solo sfruttato a dovere alla soglia del terzo Lp, quello dove tutte le band devono diventere adulte. Anche Með hamri esce per Norma Evangelium Diaboli, etichetta francese che tiene in scuderia gente come Deathspell Omega e Funeral Mist, fra gli altri. E partiamo proprio da questi ultimi e li collego con i Marduk e poi con Misþyrming stessi. Perchè questo passaggio? Perchè nel 2022 gli islandesi sembrano essersi presi una sbornia per le due band svedesi, tanto che in diversi brani saltano fuori riff o melodie che pescano e piene mani dai Funeral Mist di Deiform (title-track) o addirittura si sente odore di Marduk (era Serpent Sermon) con un riff che rimanda ai midtempo di Morgan&Co. di quel disco per poi caricare un riff e melodia di caratura nordica (Með harmi). D.G. è bravo e compone bene, non per nulla il precedente Algleymi lo avevo valutato cosí bene, ma alleggerendo le strutture e snellendo la composizione ha messo sì l’accento sul termine fruibilità e sulla generale scorrevolezza del disco, ma ha anche messo potenzialmente il piede in un paio di mine. Troppo semplice? Forse, ma non è di per sè un problema. Forse qualche riferimento di troppo? Anche qua, posso chiudere un occhio di fronte al rimando sincero, e detti dei riff che si trovano di casa nei Marduk recenti, non posso tacere né delle circolarità apocalittiche care ai Kriegsmachine, né dei synth di matrice Burzum. Niente di male, il problema vero sta nelle outro ambient/stumentali: queste sì che dopo un po’ mi hanno anche rotto il cazzo. Che siano elementi industrial, parti atmosferiche o tolkeniani cori femminili (per quanto questa è l’unica che regge sul serio), divento irrequieto quando sento troppe intro/outro e mi sale la voglia di fare skip. Tenete conto che anche nelle serie tv succede così, riesco a sentire la colonna sonora iniziale una volta poi skippo e saluti (a parte con Game of Thrones o True Detective). Gli islandesi sembrano averci dato dentro sotto questo aspetto, lasciando ampio spazio a lunghe parti strumentali che, spesso, poco o niente aggiungono ai brani. Perchè l’outro marziale e quasi da Arditi non porta il brano su un nuovo livello. Possiamo girarci intorno ma per me è così. Problema mio, se per voi queste aggiunte sono funzionalo al raggiungimento di un determinato mood, non fate caso al mio sfogo e procedete dritti perché il disco regge, e bene. Inutile il track-by-track, visto che Með hamri è certo un insieme di brani, ma lo prendo come principalmente come Lp coeso visto che l’atmosfera che circonda come una cappa tutte le canzoni è della stessa (tenebrosa) pasta. Alla prova del tre, i Misþyrming viaggiano sicuri, capaci di capire cosa serve per creare buone canzoni (riff efficaci, atnosfere, melodie), e pur andando a mettere un po’ troppo “ambient”, riescono a confermarsi una realtà che mi devo ricordare conto quando parlo di black metal moderno. [Zeus]

Fuoco e gelo. Misþyrming – Algleymi (2019)

Dopo essersi suicidato da solo con l’arrivo del 2000, il black metal ha incominciato a ritrovare un po’ di consapevolezza perduta con l’arrivo sulle scena della nuova corrente polacca. Di certo l’underground era come sempre in fermento, cosa che è testimoniata dalle tonnellate di uscite che mi compaiono ogni giorno sui canali social promossi dalla Black Metal Promotion. Ogni giorno escono almeno una cinquina di titoli black (e mi sto tenendo stretto, visto che non mi metto a guardare Instagram ogni mezzo minuto), quindi l’underground è vivace come non mai. Quello che però sembra essersi rimesso in moto, è il black metal per le masse (che non sono certo numeri spropositati, ma quanto basta per essere ad un livello più alto rispetto alla media). Levando dall’equazione i padri del genere e tutti quelli che con la seconda metà del 1990 hanno visto il conto in banca aumentare in maniera spropositata, a partire del 2010 c’è stato una particolare attenzione “mediatica” per il black metal melodico proveniente dalla scena polacca. Band come gli Mgla o i Batushka, hanno rimesso il black metal sul radar e con questo avviato una nuova primavera del genere. Ed è così che possiamo spiegare l’arrivo sulle scene di band come gli Uada, i The Committee o i Gaerea, gruppi provenienti da Paesi distanti dalla fredda Polonia, ma musicalmente ispirati al sound delle band sopra citate. Non che queste abbiano elaborato niente di nuovo, ma hanno creato i presupposti affinché si ritornasse a parlare del black metal in termini positivi (passatemi la cosa, please) senza doverci vergognare di quanto prodotto dalle band. 
Forse questa è la conquista più grande, perché se dovessimo parlare dei nomi grossi del black, ci son ben poche band che non si stanno sputtanando a forza di minchiate con l’orchestra (es. i Dimmu Borgir) o fan service come i Mayhem. 
L’Islanda è un’altro di quei Paesi lontani dal radar classico, ma che sta sviluppando un sound e una scena vivace. I Misþyrming, per esempio, sono l’esempio lampante di come il nuovo sound polacco ha travalicato i confini, raggiungendo anche quella fredda isola. Algleymi, uscito nel 2019, racchiude tutti gli elementi che contraddistinguono il nuovo sound polacco, ma li fa propri con quelle influenze islandesi che lo fanno confluire sì nel filone moderno ma che gli donano comunque personalità propria. I Misþyrming sono intelligenti da costruire un disco che non rimane immobile e fine a sé stesso, ma lo calibrano abbastanza dritto da essere digeribile senza romperti il cazzo dopo mezzo ascolto, ma non scemo come la merda visto che ci piazzano dentro aperture a generi paralleli (Norvegia, Grecia) e ricavano una serie di stratificazioni che rendono l’ascolto avvincente e stimolante anche dopo i primi 20 ascolti ossessivi. 
Sono arrivato tardissimo a recensire questo Algleymi, non farò lo stesso errore con il suo successore… anche se, come sempre, il terzo disco è il più pericoloso di tutti. 
Vediamo, per il momento continuo a godermi questo LP, sapendo che è uno di quei dischi che ti fanno ben sperare per la salute del black metal. 
[Zeus]